Questo articolo nasce dalla necessità di fare chiarezza, dopo aver parlato con diversi pazienti che hanno intrapreso questo tipo di stile alimentare, non tanto per una scelta etica, quanto perché convinti che sia migliore per la salute, senza avere in realtà indicazioni specifiche a riguardo, ma con un fai da te un po’ scombinato.

Premetto che ritengo che la scelta di un’alimentazione vegana sia un percorso da intraprendere approcciandosi in maniera consapevole al cibo e all’ambiente, quindi una scelta etica e non una moda (mi è capitata una paziente che mi ha detto di essere vegana ma le cozze e le vongole le mangia perché intanto quelle non soffrono…). Non entrerò quindi nell’ambito di una scelta fatta come presa di coscienza.

È però vero che negli ultimi anni si è diffusa come moda e quindi l’industria e la grande distribuzione si sono mosse in questa direzione.

Purtroppo il messaggio che passa è: vegano uguale sano. Voglio dire chiaramente che invece vegano non vuol dire sano per forza. Ma neanche kamut, bio, integrale…vogliono dire sano!!

Leggete il mio articolo fino in fondo prima di “arrabbiarvi”: non sono assolutamente contraria ad un’alimentazione vegana fatta in modo consapevole e corretto, ma sono contraria al messaggio contraddittorio che vegano sia sinonimo di sano.

Cosa vuol dire vegano?

È uno stile alimentare privo di derivati di origine animale. Un prodotto vegano non utilizza alcun derivato animale, niente di più. Quindi non c’è la garanzia che non contengano ingredienti dannosi: zucchero raffinato, farine ricche in glutine, olio di palma, grassi saturi, conservanti, coloranti, aromi e così via.

Si trovano in commercio surrogati vegani: brioches, wurstel vegetali, maionese vegana, panna vegana, margarina idrogenata (solo per fare qualche esempio) e di certo non sono cibi sani anche se vegani, anzi non lo sono assolutamente.

I problemi principali che ci possono essere in una dieta vegana sono:

  • Eccesso di carboidrati (pane, pasta, gallette di riso, mais…) e questo può aumentare i livelli di trigliceridi e può appesantire il fegato
  • Consumo di prodotti pronti perché più pratici, con contenuto squilibrato di grassi, zuccheri e sale.
  • Un eccesso di seitan, muscolo di grano, farro, kamut e frumento può portare alla gluten sensitivity con sintomi quali gastrite e colite (erroneamente attribuiti ad un eccesso di verdura e frutta, invece il problema è il glutine)
  • Assunzione eccessiva di soia, che si trova in moltissim1 prodotti industriali, legume ricco in fitoestrogeni è controindicata per malattie autoimmuni (tiroiditi ad esempio), in patologie tumorali ormono-sensibili (tumore del seno, del colon, della prostata), nel lungo termine può portare a problemi alla prostata. Inoltre le proteine della soia sono molto allergizzanti ed un alto consumo prolungato nel tempo potrebbe portare a sviluppare allergia.

Insomma non c’è paragone tra un piatto di pasta e fagioli o di riso e lenticchie casalinghi ed un hamburger vegano confezionato.

Qual è il regime alimentare migliore per la salute?

Sicuramente un’alimentazione ricca in frutta e verdura e in prodotti di origine vegetale (pasta integrale, legumi…) è la più sana. Ma è anche vero che escludere del tutto prodotti di origine animale può portare al rischio di carenze, soprattutto di vitamine del gruppo B e d in particolare la B12 e di acidi grassi buoni, in particolare il DHA.

  • per  compensare le vitamine del gruppo B  bisogna integrare con lievito di birra a scaglie
  •  per il ferro con fagioli azuki, lenticchie rosse, cioccolato fondente, riso rosso, cereali integrali, insalate a foglia rossa
  •  per gli acidi grassi con semi oleaginosi e frutta secca.

Perciò si è rivelata più salutare un’alimentazione mista, ricca soprattutto in prodotti vegetali e della pesca (pescovegetariana).

Questo non vuol dire che una scelta vegana non sia corretta, solo che deve essere fatta consapevolmente ed impostata in modo equilibrato e, se necessario, con l’utilizzo di integrazione.

Che fare?

Se avete voglia di una brioche, non mangiatene una vegana convinti che sia una scelta sana. Bisognerebbe non mangiarla proprio, né classica né vegana!!

Ma uno sfizio ogni tanto di certo non farà grossi danni, tanto vale prendere dei dolci classici.

Mentre, nel quotidiano, bisogna:

  • ridurre gli zuccheri semplici
  • preferire i prodotti integrali
  • ridurre le proteine animali
  • assumere il minimo indispensabile di prodotti trasformati
  • fare un po’ di movimento.

Altro aspetto molto importante è leggere le etichette, bisogna rendersi conto di quello che si compra e si mangia in realtà, vi riporto due esempi per dimostrare che dei prodotti trasformati vegani e vegetariani non sono poi così sani ecco due esempi di etichette:

  • maionese vegana: Olio di semi di girasole*, bevanda di soia* 18% (acqua, soia italiana* 8%, sale marino), aceto di mele*, zucchero di canna*, succo di limone* 1,30%, olio extravergine di oliva*, sale marino, senape in polvere*, addensante: gomma di xanthano. (*da agricoltura biologica)-
  • hamburger vegetariano: acqua, proteine del grano, olio di girasole, cipolle, albume d’uovo senape-acqua, semi di senape, aceto, sale, zucchero, spezie-, farina di frumento, brodo-sale, maltodestrina di frumento, zucchero, olio di girasole, cipolla, sedano, spezie- amido di frumento, fibra solubile, fibra di patata, aromi, proteine di soia idrolizzate, destrosio, zucchero, spezie, estratto di malto d’orzo, farina di malto d’orzo, caramello

Quando si fa la spesa, il modo più semplice è chiedersi se un certo cibo le nostre nonne lo avrebbero avuto a disposizione, se la risposta è no allora non compratelo!! (vale per tutti gli alimenti sia di origine vegetale che animale)

In conclusione

Scegliere di cambiare drasticamente dieta e diventare vegani è un passo che bisogna fare con grande attenzione, dopo essersi informati e ben documentati.

Per cui il fai da te in questi casi è sconsigliato ed è sempre bene affidarsi a un professionista, soprattutto se le condizioni di salute non sono ottimali.

Personalmente ritengo che la scelta vegana non abbia per forza a che fare con la salute, ma che sia una scelta personale etica e consapevole.